Tito

tito TITO
Liberamente tratto da “Tito Andronico” di William Shakespeare
con Riccardo Naldini, Antonio Bertusi, Antonella Questa, Antonio Branchi, Giovanni Carli, Matteo Procuranti, Ilaria Rocchi, Marta Sinacori, Claudio Musetti.
fisarmonica e voce Davide Giromini.
drammaturgia e regia Virginia Martini.
studio del movimento Antonio Bertusi.
assistenti alla regia Sabine Bordigoni e Nicoletta Bertanelli.
elementi di scena Francesco Neri.
costumi Rachele Del Prete.
progetto grafico Bruno Allene.

 

 

 

 
Marco: “Cerchiamo di ragionare”

Tito: “Se ci fosse una ragione Marco per tutto questo…”

Per secoli questo testo di Shakespeare è stato considerato “gotico”, il più brutale da lui scritto. Ma la violenza descritta nel Tito Andronico non risiede specificatamente nel numero dei morti o delle brutalità che si susseguono senza tregua ma nel fatto che tutte sono esclusivamente strumento per ottenere, mantenere, affermare potere. Il dolore conseguente a tanta violenza non acquista “peso”, non diventa motivo di riflessione, di cambiamento, al contrario alimenta una sete cieca di vendetta e di riaffermazione di ruoli e posizioni.

titoI personaggi si muovono in contesti che non contemplano il dialogo ma solamente lo scontro, la sopraffazione dell’altro. Il sentimento di intolleranza nei confronti di chi pare “minacciare” un ordine prestabilito da una consuetudine acquisita nel tempo, si radica talmente in profondità che la diffidenza e l’odio si insinuino all’interno dei rapporti sociali e personali dominandone completamente le dinamiche. I goti invasori dell’impero romano vengono identificati con i mori, i tradizionali nemici, alcuni secoli dopo, della cristianità. Due mondi , due culture , due credo religiosi diversi si scontrano senza mai osservarsi. Si giudicano senza tentare di capirsi. Si combattono. E in tutto questo il “popolo” per usare un termine shakespiriano, è soggetto astratto e passivo, lontano dai luoghi e dalle persone che determino il futuro di un paese. Il “popolo” è usato come somma di voti all’inizio del testo o come carne da macello in tutte le guerre che verranno presentate come necessarie per la conquista o il mantenimento del potere.

…E oggi, secoli e secoli dopo, cosa accade? Noi chi siamo?…
Noi siamo il nuovo Impero!
E’ un diritto di nascita.
Riconosciamo un solo dio. Il nostro.
Che ha un codice abi e uno cab.
Esportiamo democrazia condita di gadgets e parabole.
Dai nostri aerei lanciamo generosamente briciole di pane, sempre che ne avanzino dalla nostra mensa.
Ma guai se l’altra metà del mondo o le stesse province più povere e disgraziate dell’impero reclamano il diritto di conquistare il proprio pane, adorare il proprio dio, decidere come gestire la propria terra!
Perché noi siamo i paladini dell’Impero,
della Nostra giustizia, della Nostra morale, del Nostro abi e del Nostro cab, perdio!!!
Noi dobbiamo vincere! Le guerre preventive e quelle necessarie!
Noi possiamo uccidere!
Perché Noi abbiamo comodi idromassaggi per lavare il sangue di cui ci macchiamo!
Noi non sbagliamo! Noi non perdoniamo! Noi affermiamo! Noi puniamo!
Perché siamo Noi che abbiamo ragione! Sempre!
Nei secoli dei secoli…….

 

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