L’arte di scriver storie sta nel saper tirar fuori

da quel nulla che si è capito della vita tutto il resto;

ma finita la pagina si riprende la vita e ci s’accorge che quel che si sapeva è proprio un nulla.
(Il Cavaliere Inesistente, Italo Calvino)

 

di e con
Andrea Anastasio, Massimo Bonechi e Tommaso Carovani
regia
Massimo Bonechi
scenografie
Antonio Morello

 

…imparare molte poesie a memoria, da giovani, da bambini, da vecchi, fanno compagnia; fare dei  calcoli a mano, delle divisioni, delle radici quadrate, delle cose molto complicate, combattere l’astrattezza del linguaggio che ci viene imposto con delle cose molto precise; sapere che tutto quello che abbiamo ci può essere tolto da un momento all’altro, sparire in una nuvola di fumo…”.

Sono le stesse parole di Italo Calvino, semplici, vive, lucide ad indicarci il percorso per trovare noi stessi e guardare al futuro: senza retorica, con la naturalezza di un uomo, di uno scrittore pratico e al tempo stesso poetico, che in ogni sua opera ha cercato una strada, si è messo alla prova, ha messo in discussione il mondo e le sue certezze.
Nasce da qui uno spettacolo surreale e divertente, profondo e intenso, liberamente tratto dalla trilogia “I nostri antenati” che riunisce tre dei testi più belli e originali di uno degli scrittori italiani più amati di sempre: Il Barone rampante, Il Visconte dimezzato e Il Cavaliere inesistente.
Le tre storie corrono parallele senza incontrarsi, poi si intrecciano e di nuovo si allontanano, escono dallo spettacolo per diventare vita reale, per giocare con il teatro nel teatro; e ancora si mischiano fra loro, contaminandosi, scontrandosi e accavallandosi, poi si sovrappongono e si respingono in un gioco di immagini e di parole che cerca di restituirci l’essenza vera dei tre personaggi protagonisti: la voglia di cercare ed essere se stessi, di coltivare sogni e utopie, di stare con i piedi per terra immaginando un mondo diverso, di aspirare ad una libertà personale piena e completa.

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