HANDALA

COLPI DI TEATRO!

HANDALA al Circolo Palco38 è un progetto di resistenza culturale che abbiamo caparbiamente portato avanti per 10 anni, fino al 2020 quando abbiamo incontrato l’attuale Palco38, organizzando questa rassegna teatrale in ogni luogo che abbiamo adibito a teatro.

Un luogo reale di relazione e scambio in un momento storico in cui pare che gli spazi di confronto siano solo virtuali.

Realizziamo ed ospitiamo nella nostra rassegna spettacoli, artisti e progetti che condividano con noi logiche contrarie a quelle dell’evento fine a se stesso, del supermercato culturale tanto in voga.

Diamo spazio a percorsi che intendano il teatro come una possibilità per osservare, raccontare e modificare la realtà.

Storie che possano essere esperienze per adulti e bambini, che ci facciano venire voglia e coraggio di alzarci e di agire, non solo di stare a guardare.

 

 

PERCHÈ HANDALA?

Non l’abbiamo scelto Handala, è lui che ha trovato noi per le strade della Palestina, e non poteva che essere un incontro fondamentale!

Per questo tutto il lavoro realizzato in questi anni è dedicato alla Resistenza del popolo palestinese e ai compagni Partigiani dell’ANPI di tutta Italia.

Siamo convinti che l’unico modo serio di celebrare e onorare la nostra Resistenza sia di appoggiare con ogni mezzo le lotte che gli altri popoli stanno conducendo, la Resistenza che continua ogni giorno…è la nostra Resistenza.

handala sito

CHI È HANDALA?

“È un bambino, piccolo, un po’ spelacchiato, piedi nudi e toppe sui vestiti, difficile vederne il volto perché sta sempre di spalle.

È così che Naji Al Ali disegnava Handala, il suo personaggio principale.

Handala c’è in quasi tutte le vignette di Naji, una presenza muta, ma ostinata.

Come quella del popolo palestinese al quale si vuole negare identità, ma che come Handala, c’è.

Handala senza volto riesce a gridare contro la negazione.

Volta le spalle a chi ha voltato le spalle al dolore dei palestinesi e guarda, guarda le vicissitudini della sua gente che Naji disegna con amore.

Se sul volto di Handala ci sono lacrime o sorrisi solo quella gente potrà scorgerli, perché è girato costantemente verso di loro.
Voglio immaginare anche Naji di spalle, mentre disegna con quel suo tratto sottile ed insinuante come la sabbia del deserto, curvo sul foglio sul quale tesse il racconto del suo popolo, mischiando all’inchiostro il dolore e l’ironia, la rabbia e la poesia.
Tutta la sua intelligenza e la sua fantasia costrette dall’amore a concentrarsi su un dramma.
Quanti fogli ha riempito.

E Handala, con la sua schiena, sempre li, forse per tenerci un po’ distanti da quei disegni di cui fa parte e che gli appartengono.

E’ lui il primo a guardarli.

Noi possiamo solo sbirciare da dietro le sue spalle imparando la dignità.

Noi gli occidentali, noi gli israeliani, noi gli emiri o i piccoli dittatorelli dei regimi arabi, perchè il popolo di Palestina è dall’altra parte del foglio e può vedere il volto diHandala in quello dei tanti bambini, suoi figli che colmano con le loro risa, i loro giochi e troppo spesso con le loro morti, le strade polverose dei campi profughi, i vicoli antichi di Gerusalemme e gli uliveti d’argento della Cisgiordania.
Naji aveva la fortuna degli artisti, poteva usare il foglio come una porta magica, attraversarlo e raggiungere la sua terra anche dall’esilio.
Naji aveva la generosità dei poeti e cercava di portarci con se, per aiutarci a capire.

Naji e morto, è stato ucciso, rimane solo Handala.

Chissà forse se impareremo a guardarlo con gli occhi di un palestinese un giorno si girerà verso di noi. “

Tratto dal volume “No al silenziatore” di Saad Kiwan e Vauro Senesi

 

 

 

 

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